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SELF-PORTRAIT, UNDATED © VIVIAN MAIER/MALOOF COLLECTION, COURTESY HOWARD GREENBERG GALLERY, NEW YORK |
Oggi, in libreria, sfoglio un libro di questa fotografa, Vivian Maier e la sua incredibile storia. In tutta la sua vita, genera una quantità di scatti impressionante (100.000 almeno) senza condividerli con nessuno.
Il suo stile, molto personale, viene scoperto nel 2007, rivelandosi una grandiosa raccolta di foto, rullini (moltissimi ancora da sviluppare). E' incredibile come questa donna abbia lasciato tutto ai posteri, celato dal fatto che nessuno sapesse niente.
Finché appunto John Maloof non acquista l'intero lotto (sarebbe il caso di dire l'intera vita) ad un asta.
Ne è venuto fuori che aveva passato l'adolescenza in Francia per poi finire la sua vita come bambinaia per lo più a Chicago.
Nei suoi scatti, prettamente street, si riconosce la figura di una persona che si ferma a guardare. Ma anche per guardarsi. Gli specchi infatti, ovunque appaiano, diventano una tappa necessaria per documentare la sua presenza. Quasi come per segnare un territorio.
Poi c'è il dato, puramente matematico, della media giornaliera. Quante foto avrebbe scattato al giorno Vivian? Considerando l'anno di partenza, il 1951 (anno in cui acquistò la sua prima Rolleiflex) e contando fino al 2008, anno in cui probabilmente viveva in grandi difficoltà economiche e psico-fisiche, otteniamo 57 anni.
Quindi, circa 100'000 scatti = 4,80 scatti/giorno. Un numero impressionante se pensate che, basta saltare qualche giorno e dovreste trovare il tempo per scattare 20-30 foto. Voglio dire, anche lei lavorava tutti i giorni come bambinaia. Anche se spesso portava questi bambini in gita in centro città, come poteva gestirli e trovare anche il tempo per scattare foto? Oppure dedicava tutto il suo giorno libero a questa attività.
Una storia curiosa, che racconta di come una grande passione sia diventata quasi un ossessione, tale da portare questa persona ad essere isolata dal mondo. Quasi imprigionata da una pazzia sempre più senza controllo. E questo è triste.
Rimane vivo comunque il mistero di come mai questa donna, abbia tenuto tutto questo, nascosto al mondo. Forse non avrebbe avuto la stessa libertà e la stessa leggerezza per farlo.
La potrete scoprire dall’8 ottobre 2016 all’8 gennaio 2017, negli spazi dell’Arengario con la mostra “Vivian Maier. Nelle sue mani”