sabato 11 dicembre 2010

Inseguire, Esplorare, Sperimentare il design

Farlo ogni giorno è cosi difficile, quando quella libertà mentale necessaria, viene ridotta a causa delle necessità industriali. A causa di regole imposte dal sistema. Indipendentemente dal fatto che si abbia o no la possibilità di esercitare l'attività di disegnatore-progettista, ci sono un sacco di limitazioni mentali che si ripetono nella giornata lavorativa. Quindi, il designer, dovrebbe poter avere la massima libertà nel resto delle attività quotidiane. Ogni possibilità di sperimentare può portare all'esplorazione di nuovi metodi, nuove realtà e nuovi concetti.
Mi sto chiedendo se è cosi difficile ritrovare un sistema personale che dia sfogo alle proprie capacità, quando si ha già un lavoro.
Ho provato a sperimentare ciò che certe lavorazioni della materia possono facilmente suggerire, come il taglio di materiali in 2D, e il risultato è stato solo un lavoro di grafica. Mi sto ritrovando nella condizione in cui la libertà dell'immaginazione, che prima trovava una via d'uscita nel disegno a mano libera, adesso si trova strozzata dal tempo che manca.
Forse a volte si tratta solo di sforzarsi, di prendere più in pugno la situazione...e la matita.
Ci proverò con tutte le mie forze, anche se autoprodursi ha veramente i suoi svantaggi e tra costi, messa in vendita, apprezzamento del pubblico a lungo termine, passano le settimane.
Però conto anche sul fatto che ci sia come un ritorno, un re-interessamento a ciò che produce il designer locale, non più il prodotto internazionale globalizzato. Un ritorno ai valori di colui che produce l'oggetto, quella persona che puoi anche conoscere nella realtà. Quella persona che ti può trasmettere il contenuto e i retroscena di ciò che non è più solo un oggetto, ma una materia dell'anima.
Puoi renderti conto che un oggetto concepito da una persona sola, è capace di contenere valori che fino ad ora avresti attribuito ad “oggetti di design” (come molti amano dire, non è altro che l'industrializzazione di un oggetto con un certo studio grafico, formale e funzionale, ad alto costo). Questi oggetti hanno un costo elevato, perchè devono “spiegare” il loro valore concettuale mediante la perfezione e la capacità dei materiali. Acquistano cosi un valore aggiunto che motivano l'adozione di certe scelte progettuali. Ricordiamoci però che alla base c'è sempre il solito pensiero di una persona, che è riuscito a fermare su carta un idea e l'ha resa realtà.
Quindi, non ci impauriamo di fronte a ciò che può offrire un designer sperimentale, perchè se l'idea è buona, lo sarà anche il prodotto finale, nonostante le soluzioni non siano di livello industriale. Piuttosto sarà un pezzo unico, ma tanto uno solo ce ne deve stare in casa vostra!

martedì 16 novembre 2010

Strategie di recupero d'immagine...

Apro gli occhi ogni giorno e mi guardo intorno. Guardo tutti gli oggetti che mi circondano. Mi soffermo su uno solo e mi rendo conto che non solo rappresenta diversi percorsi di sviluppo per la sua realizzazione, ma porta con se tante caratteristiche che fanno parte del disegno industriale. Alla fine sono tutti tasselli che vanno a comporre l'oggetto-prodotto. Risulta cosi che tutto quello che mi circonda è design. Fasi come la progettazione del prodotto, progettazione delle fasi di sviluppo del prodotto, studio della produzione, ma non solo. C'è anche progettazione nella cronologia di vendita di una gamma di prodotti.
E quest'ultimo elemento si dimostra importante nelle strategie divendita in una società attuale, in cui certi target di mercato dimostrano sempre un certo interesse da parte degli acquirenti, ma sono allo stesso modo diventati saturi. Per saturo si intende un mercato che ormai ha soddisfatto una richiesta di bisogno, e in tal modo il servizio offerto è diventato un surplus per la vita di tuttii giorni. Questo poterne fare a meno, crea non pochi problemi per quelle aziende che non hanno una gamma di prodotti molto ampia in vendita e che nemmeno possono inventarsi un mercato nuovo (anche per immagine! Pensate se Ducati volesse produrre frullatori...). Comunque l'importanza di una cronologia di vendita si dimostra un arma vincente per creare un piano di vendite valido, e deve essere studiato per un periodo che va dai 5 ai 10 anni a venire.
Per capire meglio come funziona, immaginiamo una Casa motociclistca che decide di vendere prodotti con certe caratteristiche tecniche. Queste caratteristiche possono essere di livello inferiore o superiore al modello che vanno a sostituire. Generalmente dovrebbero essere superiori al modello precedente, ma non sempre è cosi. Questi percorsi ci fanno capire se un azienda è capace di fare crescere un prodotto in modo continuo ed evolutivo, allora si parla di aziendecon un immagine generale in cui ricerca e sviluppo sono molto importanti. E probabilmente sono le aziende che poi ottengono un ritorno economico maggiore nonchè un valore più alto a livello distintivo del marchio. Quando invece si vedono proporre modelli con contenuti ripetitivi o involutivi, possiamo distinguere altri due casi. O sono aziende che non investono in alcun settore e che quindi tendono a copiare un mercato già esistente, oppure sono aziende che effettuano questa scelta in modo non casuale. Infatti non è un caso il settore moto dove alcune tipologie di moto sono giunte a un limite meccanico-tecnologico che per chiunque è difficile superare. In special modo proprio adesso che alcune categorie, come le sportive, sembrano non poter fare a meno della novità dell'anno. Per cui è chiaro che alcune aziende, a tutela della loro immagine futura, perferiscono effettuare sistematicamente dei piccoli passi indietro o fermare per un anno la loro corsa al miglioramento (la Z750 non è un caso, visto che la seconda serie è stata giudicata quasi peggiore della precedente). E anche tutto questo è progettazione (della tutela di immagine). Se una Casa è consapevole di non poter proporre novità per l'anno a seguire, allora crea un nuovo modello di riferimento un pò inferiore a quelli futuri. Questo modello rappresenterà un nuovo livello di soddisfazione-cliente, perchè sarà l'unico disponibile e l'unico in vendita ora. Il vantaggio verrà dopo, quando realizzare un modello con quelle caratteristiche migliorate, sarà più semplice. La soddisfazione-cliente sarà considerata più alta nei modelli a venire, come più alta sarà ritenuta la capacità di una Casa di migliorare.
Quindi ricapitolando, la nuova cronologia di vendita, deve essere affrontata con un periodo iniziale in cui andrà messo in conto un peggioramento dell'immagine a zone (cioè non su tutta la gamma contemporaneamente) che può durare anche due anni (la vita di un modello). Poi ci troveremo a poter risalire agevolmente grazie alla progettazione di modelli di cui si ha la certezza di poter realizzare con qualità migliori, grazie alle conoscenze già in possesso all'azienda. Quest'ultima poi deve approfittare del conseguente apprezzamento da parte del pubblico, trasformando i guadagni in sviluppo (essere scesi di un gradino infatti è stato quasi a costo zero, non c'è spesa, semmai piccole perdite, ma per guadagnare nuovi clienti devi investire).

sabato 13 novembre 2010

E' l'unico frutto del design....è la banana! è la banana!

La banana, pensandoci bene, è l'unico prodotto vegetale che rispetta molte regole del design: la riproducibilità in serie (ovvio), la sua "confezione" usa e getta totalmente riciclabile che permette di mantenere igienico il contenuto, prima e durante l'uso. Non servono utensili per aprirla (tranne quando non si apre in alto perchè è morbida....ma anche un succo di frutta vi capita senza cannuccia!). Non ci si sporca. Inoltre è un portento di energia a portata di mano.
Naturalmente non c'è progetto (a parte la creazione della piantagione) e frutto cosi è naturalmente...incredibile!
 

giovedì 7 ottobre 2010

Honda PCX 125

Volevo segnalare la linea di questo nuovo scooter di casa Honda che segna, insieme alla VFR, il nuovo corso stilistico adottato nei due settori di vendita. Devo dire che troviamo una forma molto matura, che vede perdere particolari sgargianti in favore di una linea pulita e di provenienza molto automobilistica... il family feeling della casa è sottolineato dalla forma slanciata del faro che sembra essere molto azzeccato e distintivo rispetto agli altri marchi. Bello inoltre l'effetto sdoppiato tra sella e corpo sottostante: alleggerisce alla vista il volume del vano di carico. a dir la verità un tentativo già proposto sulla Hornet ma forse poco riuscito e non molto apprezzato dalla clientela...
Nel complesso il design adotta soluzioni che rendono lo scooter molto particolare e innovativo, specie per una cilindrata cosi piccola. Basta infatti notare il manubrio cromato a vista, che regala una sensazione non solo di maggior pregio, ma anche una simbologia di mezzo meccanico che finalmente torna alla luce dalle plastiche a volte eccessive. Nell'insieme è davvero un bel vedersi.
Per finire, anche se non sono qui a elencare le caratteristiche che vanno oltre il design, non posso non ricordare il sistema Start&Stop che sbarca anche nell'universo a due ruote per la prima volta. E' forse un altro segnale dopo altri marchi (vedi MP3 Hybrid), che ci dimostra come anche il settore moto debba nuovamente rinnovarsi e offrire tecnologie in grado di motivare in modo prorompente un tale acquisto.
Il mercato è in crisi anche perchè ormai solo i cinquantini promettono ad esempio consumi di 30 km/l. Mentre le due ruote stanno a guardare, le auto riescono a raggiungere ormai questa capacità e l'utente non trova più vantaggi, anzi rinunce. Rinunce a un veicolo a 4 ruote, 4 posti, ecc. Il mondo delle due ruote deve migliorare il rendimento di questi veicoli e portarli di nuovo a livelli di abbattimento costi più facili da raggiungere. E con il PCX, Honda stan seguendo un ottima strada.

mercoledì 6 ottobre 2010

Viva il disegno italiano nel nuovo Beverly 300!

Un bel disegno quello che propone Piaggio con il nuovo Beverly!
Sicuramente è un design di uno step avanti, rispetto a quello che Piaggio ha offerto fino ad ora. In linea generale, i  prodotti fin'ora offerti sono riusciti a definire un linguaggio comune al marchio e di livello superiore rispetto alla concorrenza. Tuttavia penso che fin'ora mancasse come un leggero affinamento che migliorasse la dinamicità dei veicoli Piaggio. Stavolta credo che ci siano proprio riusciti. Guardo la dinamicità della zona del retroscudo, che comunica anche da dietro, uno slancio generale notevole.
 Inoltre è da notare come le proporzioni generali siano azzeccate! Guardandolo da ogni direzione il colpo d'occhio offre sempre la sensazione di vedere qualcosa di bello e slanciato.
 Ultima nota la fanno i cerchi multiraggio che sottolineano un gusto da granturismo e le sempre più importanti luci diurne a Led che assicurano un ottima visibilità (e tra l'altro sono inserite in modo originale).

Ne conviene un ottimo esempio di disegno italiano.

domenica 3 ottobre 2010

Desideri.....dal passato....magari ritornano!

Perchè non riusciamo a concepire moto accessibili? E' davvero cambiato il mercato cosi tanto da impedire la creazione di una moto italiana di fascia media di buon gusto? E per buon gusto intendo quel veicolo che non potrò mai guidare perchè ormai appartiene al passato. Era pieno di fascino, col suo colpo d'occhio che oggi diremmo "richiama il vintage". Ma anche pieno di senso nelle sue semplici soluzioni. Per una volta, dopo il tanto odio provato per quei veicoli cosi poco aerodinamici, spesso strani, senza alcuna forma che li potesse diversificare tra loro, adesso ne sento una profonda attrazione. Per quel telaio che, portatore della sola funzione meccanica, in realtà sottolinea lo stile e la linea di una moto in modo cosi evidente. Ne rimango affascinato, anche se ancora il periodoo più odiato rimane quello tra gli anni 80 e 90, dove il tentativo di rendere "moderno" era fin troppo eccessivo riuscendo a ridicolizzare a volte il progetto vero e proprio.
Formalmente si caricava la moto di attributi esagerati che la allontanavano perfino dalla sua funzione. Il tentativo non era più quello di emozionare, ma di sorprendere l'acquirente.  Sembrava che ogni caratteristica formale potesse addirittura migliorare le potenzialità della moto stessa. Una finta presa d'aria, una eccessiva carenatura delle parti, ruote anteriori che si perdono sotto coperture aerodinamiche. Per moto che non guiderete mai alla velocità massima, se non una volta nella vostra vita.
Ecco perchè la vera funzionalità torna ad essere padrona del concetto moto e torna a far parlare di vero DESIGN. Design che come sappiamo ha un significato ben diverso dal solo DISEGNO. Nella moto la funzionalità può esprimersi e dimostrarsi in tipologie diverse di progettazione. Ogni impostazione diversa che ogni moto racconta, da luogo a un target di utilizzo ben preciso, e data questa sua particolarità, ne viene anche una sua singolarità e un suo stile.
Ecco che ogni ricerca di funzionalità, porta ad un risultato appena appena diverso, ma in grado di lasciare una certa immagine in chi guarda.

Al giorno d'oggi ci sono due libertà che stanno una opposta all'altra. Da una parte la libertà creativa, che nell'ultimo decennio ha estremizzato molto la moto portando nella produzione di serie concetti che avrei ritenuto inacccettabili per normative e leggi. E questo può anche andar bene perchè la creatività, arrivata ad un limite insuperabile, ha obbligato lo studio delle meccaniche a cercare novità e soluzioni che attirino nuovi acquirenti. E questo ha stimolato lo sviluppo, che forse da un pò di tempo dormiva sugli allori.
La libertà che invece se ne sta andando è quella di possedere moto semplici; una tendenza opposta allo sviluppo e alla novità necessaria. Il mercato è stato infatti abituato a questo modo di vendere, creando questo tipo di tendenza. E oggi si sa, seguire le tendenze sembra essere l'unico obiettivo aziendale per rimanere a galla e non rischiare troppo i propri capitali.
Come dicevo questo ha creato un pubblico che non vuol più rinunciare a niente. Ma si è eliminato anche quel pubblico che si accontentava. In sostanza si è reso inaccessibile un settore di mercato (in parte già sparito) che una volta apparteneva al popolo. La moto cosiddetta "VINTAGE" oggi deve essere cosi carica di innovazione che, nonostante sia per concezione semplice, non riesce a rientrare in costi di produzione accettabili. Ecco perchè non ci sono alternative. E' morta la libertà di acquistare un veicolo dal prezzo accessibile, che riesca a soddisfare la richiesta di muoversi, ma soprattutto di andare in moto. L'unico modo di andare in moto per un italiano di oggi, è farlo sulle ali della fantasia!

Il punto è: abbiamo tutti la necessità di comprare mezzi che possono tranquillamente sfidarsi in pista senza problemi?
Ritengo che la sportività, il guardare sempre all'avanguardia, raggiungere il massimo dell'evoluzione tecnica, non debbano essere gli unici obiettivi che le Case vogliano imprimere nelle nostre teste.
Ritornando al discorso degli obiettivi aziendali, mi sembra che si stia puntando tutto sul facoltoso adulto di mezza età o al ventenne che vive in casa dei genitori e se ne frega se cambia la moto ogni anno e mezzo.
Dobbiamo forse tornare a pensare che mentre un tempo, moto e scooter, servivano a muovere l'Italia del dopoguerra, oggi la moto serve a soddisfare il tempo libero di un giovane che magari ha già messo su famiglia.

Poi basta guardare in quanti vogliano usare una cilindrata media acquistando uno scooter. Perchè fino a 500 cc non si può scegliere?
Solo oggi leggo una news dal Salone di Colonia, dove Honda presenterà una piccola sportiva 250, sull'esempio (già nei concessionari) di Kawasaki.
Che qualcosa si stia muovendo? Spero di si! Sarà interessante per vedere come reagisce il mercato e se questo darà origine ad un nuovo bentornato fenomeno di massa.