mercoledì 21 marzo 2012
Toyota Prius...
La guardo girare al semaforo, accelerando lentamente in un silenzio
fantasma. Il corpo vettura bianco, si sposta emettendo un leggero sibilo
elettrico, nemmeno poi tanto evidente. Non si muove senza passare
inosservata. Voglio dire, i fari allo xeno sono accesi, dentro ci sono
strumenti accessori (era un taxi), monitor di bordo, tutto acceso,
interattivo. Il movimento in avanti continua e non é goffo.
L’accelerazione avviene come una normale vettura a benzina. Questa
vettura é davvero affascinante. Non é più l’auto elettrica lunga 4 metri
ma con soli due posti. Ricordate la Panda Elettra? Qui c’é una berlina
da famiglia per tutti i giorni. Ma c’é una cosa in più che Toyota ha
saputo sottolineare e che ha reso questo progetto accattivante. La
differenziazione dello stile. Torniamo alla Panda Elettra (anche se
possiamo citare esempi molto più recenti, vedi prototipo Focus penultima
serie), queste auto non hanno fatto niente per farsi notare. Il loro
status non esiste. Non hanno dettagli che differenziano il prodotto dal
resto della gamma. Certo direte, ma Prius non esiste mica solo a
benzina, però porta con se un linguaggio formale più tecnico, capace di
suggerire i contenuti tecnologici ed ecologici che porta con se. É
necessario capire questo parallelismo: un buon prodotto ecologico,
dovrebbe mostrare con forza la sua dipendenza dalla gamma, con linguaggi
propri come succede infatti nelle versioni sportive. Una Gti é una Gti.
O RS, oppure EVO. Il cultore la metterebbe in una teca. E lì dentro non
ci metterebbe mai anche una versione 1.4. E così il prodotto Eco,
dovrebbe assumere un linguaggio proprio, in grado di potenziare
l’interesse del pubblico rispetto alla ‘gamma’.
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